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I DIALOGHI TRA UN ISLANDESE E DANIELE RUTA

I: Tantissimi mi scrivono, dalla Scandinavia,dagli Stati Uniti, persino un magistrato dalla Svizzera. Tutti a domandarmi il perche’ ti sei fermato con i canti generali dell’amore. R: Non mi sono fermato, continuo a scrivere,ad elaborare. Non ho ancora deciso quando riversare tutto sul blog. I: C’e’ forse qualcosa che ti blocca? R: Potrei risponderti…ma chi potrebbe mai capire se non andiamo alle origini dei canti generali. I: Le origini…Il tuo lavoro che credevamo una cosa nuova. Una poesia che nasce dalla biografia di uomini distrutti dall’amore. R: Sei stato tu a donarmi la biografia. I: E allora? R: Tu hai raccolto le storie, tu credevi che il destino di questi tre ragazzi era assolutamente indipendente dall’amore e dall’abbandono d’amore. Io credo invece che l’amore era la medicina tanto cercata, un antidoto che li avrebbe ricondotti alla vita e che si e’ trasformato invece in un cianuro letale. I: Sarebbe questa nostra divergenza che non ti permette di comunicare compiutamente al mondo il canto generale? R: No, non e’ questo. E’ la terza storia che io credevo salva, rinata con l’incontro con un altra donna e che invece e’ terminata anch’essa in una tragedia. Adesso sarebbe piu’ facile riconoscere le tue ragioni. L’amore non c’entra niente. E’ solo il contesto. Emarginazione,solitudine, tossicodipendenze,inattivita’ sociale,assenza di lavoro. Un contesto insomma indefinito… I: Forse stai dicendo altro. O stai cercando di dire che la poesia sull’amore non vale niente. R: Tutt’altro. Io credo anzi che la poesia e’ l’unica cosa vera che rimane dell’amore. Ed e’ proprio questo che mi confonde. Sento di aver lavorato alla tua biografia per narrare sentimenti di uomini che sono morti, sentimenti che potevano essere di altri o di nessuno. I: Ma questo che importa? R: La tua biografia coincide con la mia poesia? Sai rispondere?In una delle storie degli uomini dell’abbandono c’e’ un passaggio cruciale. I: Quando lui parla dell’amore come proiezione? R: Esatto! Vede la donna dopo tanti anni e non sente piu’ nemmeno la sensazione del ricordo,nemmeno del brutto ricordo. Come e’ possibile? I: Ma questo tu lo spieghi con la tua poesia, vero? R: Ho cercato,ho tentato. Ma ora mi sento come un pirata che vuole depredare una nave che non esiste,un vascello fantasma, un miraggio tra le tempeste dei mari. La poesia forse dovrebbe alimentarsi solo con cio’ che sente il poeta per quello che vive…non so’. I: Ma il poeta non dovrebbe rappresentare il dolore degli altri?Perche’ gli altri possano capire di piu’ e lasciarlo cosi’ ancora piu’ solo. R:Io credo che non si dovrebbe mai formulare una condizione umana inappellabile. I:Allora prova a scrivere una poesia sull’amore che e’ solo una proiezione, ritorna in rete con i canti generali. R:Senza piu’ uomini e storie che abbiamo conosciuto? I:Diciamo senza piu’ un limite che avevamo circoscritto. Lancia il tuo canto libero sull’amore, il dolore, l’abbandono senza piu’ pensare alle tragedie consumate. Lascia che sia il mondo ad avere l’ultima parola e fai in modo che questo mondo resti per te assolutamente sconosciuto.

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