IN VIAGGIO TRA LE PIETRE E I SASSI PER CERCARE DI RACCONTARE IL MONDO
IN TOSCANA C’E’ ANCORA QUALCUNO IN VITA DEI MOSTRI DI FIRENZE?
E QUANTO CONTA LA PSICHIATRIA PER NASCONDERE LA VERA VERITA’?
Tanto, conta tanto. Leggo i quaderni di Ghazze, leggo le sue ipotesi. In un capitolo è raccontata la storia di un uomo prigioniero di un enclave alieno che lo utilizza come fonte di energia prodotta attraverso la sua sofferenza fisica e mentale, meno fisica, soprattutto mentale.
Gli stronzi alieni controllano e manipolano la sua vita fin da bambino, controllano e manipolano la sua famiglia ma non comprendono le reazioni e gli sviluppi di questa anima. Con una famiglia senza amore o poco amore e con tutte le dinamiche alterate dei membri del sodalizio familistico gli alieni raggiungono il loro risultato. Energia per loro tanta ma il destino dell’uomo, prosciugato, era quello della fine devastata, del suicidio, della follia. E invece diventa sempre più forte, dinamico,aggressivo,vendicativo. E resta legato alla sua famiglia, fino alla fine, sempre, non tradisce il suo sangue. A Scandicci incontro Chiara De Lucia, donna combattiva e guerriera, scintilla divina sognata da uomini partigiani sconfitti dalle loro stesse rivoluzioni. Ancora un viaggio verso la Toscana, tanti viaggi, tanta strada battuta in Italia e in tutta Europa. Ho distrutto macchine, bruciato motori,logorato veicoli durante la mia smisurata ricerca di verità da posto a posto, da pietra a sasso. Con Alessandro Flamini, autore del blog “I mostri di Firenze”, mi confronto sul mio progetto del giornalismo libero del “Coffè House”, sul giornalismo della vera verità. Ha l’aspetto di un romano di pietra, uomo del popolo cresciuto nei centri sociali:” Cosa vuoi fare tu? Il giornalismo libero della vera verità? Sei pazzo! Pazzo!! Ti daranno fuoco!”. E’ faticoso indagare per la ricerca di una verità assoluta, più difficile sfuggire alle fiamme ma non sarà mai il mondo violento a spaventare i giusti. La psichiatria entra sempre con forza in tutte le vicende criminali o scabrose. Le manipola, le gestisce, le riorganizza per una lettura ufficiale tanto cara al sistema che chiude in una scatola di ferro l’altra realtà, quella invisibile dei fantasmi, degli spettri, dei parassiti alieni e delle entità negative. Chiara De Lucia dice di essere una donna di stato, è stata consigliere comunale a Scandicci e ha rotto tanto le palle con l’aggravante di averlo fatto da donna e dopo che ha subito un trattamento sanitario obbligatorio sono andato subito a cercarla. E’ lucida, coerente, riflessiva e può anche portarti a capire vicende del passato a cui una qualunque persona non sarebbe mai arrivata. Il mio arrivo a Scandicci è solo una tappa, anzi una partenza per la ricerca dei mostri di Firenze, per sapere da loro se ci sono, sono ancora vivi?. E dove hanno nascosto i feticci? Vorreste parlare con me?Raccontare il male? Ci sono o ci sono state tenebre nella vostra vita? Avete lasciato alla storia l’intrigo di una vicenda abbondantemente rappresentata dal cinema e dalla letteratura ma le entità non sono state ancora narrate. Il corpo del male non è ancora rappresentato, divulgato, eppure sempre presente dentro l’umanità. Un male semplice o più raffinato, quello che ti circonda di persone contrapposte alla tua anima. Vuoi la verità? Allora avrai con te persone che ti mentiranno, ti tradiranno e poi ti mentiranno sull’averti mentito perchè non saranno più capaci di ricordare di averlo fatto. E’ così, con tutti gli aspetti più importanti dell’anima. L’amore, la libertà, la felicità. I territori dell’Umbria e della Toscana hanno morfologie davvero curiose e lanciano immagini a volte esoteriche e a volte spettrali. In queste regioni è molto alta la presenza di sette, comunità legate a filosofie indo sciamaniche, gruppi religiosi di vari orientamenti e associazioni che tendono in qualche modo a distaccarsi dalle realtà sociali turbo capitalistiche. Ad Assisi, per esempio, la mistica francescana si intreccia a volte con tantissime esperienze poco conosciute che nascono e si sviluppano lungo i territori del Subasio. Nel suo libro ” A Cavallo della Tigre” lo scrittore siciliano Michele Pantaleone scriveva che ” chi cavalca la tigre può finire dissanguato dalle pulci” e in effetti non bisogna guardarsi tanto dai pochi idioti che si combattono ma dagli innumerevoli parassiti che finiranno per circondarti e che si chiamano ruffiani, galoppini, prezzolati. Un caso di questa connessione tra tigre e pulci è la vicenda dei mostri di Firenze e dei loro delitti con depistaggi, omertà, coinvolgimento di funzionari pubblici, eliminazione di testimoni in una storia criminale che intreccia il mondo di sotto con il mondo di sopra. L’abbondante manovalanza era pescata in un sottobosco sociale sotto culturale di ignoranza e degrado per formare gruppi di assassini al comando di varie teste di serpente che ubbidivano a loro volta a figure insospettabili di alto profilo. Incontro Luciano Malatesta, un uomo che ha sofferto molto per lo sterminio di diversi suoi parenti ma anche per essere vissuto dentro la storia del male. In questi anni ha parlato molto, soprattutto con i magistrati, ma ora mi avverte, come quasi una diffida, che parlerà con me a condizione di non usare nessun strumento di registrazione video o sonora. Nei primi anni novanta la sorella fu uccisa e bruciata con il figlio piccolissimo. Un orrore. Luciano ha sempre sostenuto che questo delitto fu commesso per impedire alla donna di rilevare fatti connessi alla storia dei mostri ma erano altre le ragioni che mi hanno spinto a cercarlo. Tempo addietro Malatesta rivela quella che lui ritiene una connessione esoterica tra il fuoco che ha ucciso la sorella e la Pila che ha bruciato in Francia il capo dei Templari molti secoli prima in una grande piazza della morte con tanti spettatori. Uno di questi spettatori era Dante Alighieri, Sommo Poeta e Grande Iniziato. Luciano parla di tantissime cose, il male, il bene, il governo del mondo, le società del bene e le società del male, i poteri oscuri che controllano tutto anche attraverso i servizi segreti. E’ un diluvio di parole e a volte i suoi sguardi mostrano la tenerezza di un bambino. Mi appare sempre più difficile trovare una notizia vera e, quando avverti di essere vicino a qualcosa di nuovo, il tutto vecchio o nuovo si allontana, o meglio, si frantuma come in una costante continua. Per trentacinque anni, per tutti i miei viaggi da posto a posto e da pietra a sasso, c’è sempre stato un nome ad accompagnarmi. Catone!. Lo leggevo e continuo a leggerlo ovunque come se una qualunque scritta pubblicitaria si trasformasse sempre in una presenza. E, allo stesso tempo, sentivo di avere dentro di me una presenza collettiva e invisibile, protettiva e magica che mi guarda, osserva la mia evoluzione, scandisce sempre i miei tempi, si chiede perchè trascuro il tempo o lo perdo. Ho sempre pensato ad una umanità nascosta che nel reale appare l’umanità del tutto lo stesso, conformista, stupida,sonnecchiante ma pronta con tutta la sua consapevolezza, segretata in uno scrigno, a compiere il grande balzo in avanti e ad aspettarmi per questo. Chiara De Lucia vuole parlarmi della mia natura astrologica:” Sei nato in quel giorno di settembre. Il tuo risultato astrologico è pazzesco! Puoi spostare il mondo, trasformare l’impossibile in possibile”. Questa parola è come una carezza e può significare tutto nel tutto del mio racconto che lancia ancora una domanda, tante domande. Come è possibile che la lunghissima indagine su un serial killer feroce e spietato abbia dato il solo risultato di condannare due psicolabili, Lotti e Vanni, e un rinvio a giudizio per il più famoso Pacciani già da molto tempo deceduto. L’ex avvocato Paolo Franceschetti è tra i pochi che riesce a spiegarlo. Ha lasciato il foro e la toga dopo aver capito il vero orientamento della giustizia in Italia. E’ stato tra i primi, o forse il solo, a denunciare le responsabilità istituzionali e le connessioni tra apparati “legali” e cosche criminali in un tempo, tra l’altro, dove era abbastanza facile assoldare un killer con poche lire. Oggi di queste connessioni e responsabilità ne parlano, o straparlano tutti anche se a volte con modelli comunicativi inesatti e poco mirati nella direzione della vera conoscenza. Franceschetti è , in buona sostanza, un uomo coraggioso e non solo per la coerenza della sua posizione, è coraggioso perchè disperatamente e faticosamente impegnato per la ricerca della vera verità e, sebbene da tempo dichiara di non occuparsi più dei delitti del “Mostro”, le sue analisi su quei fatti criminosi andrebbero diffusi a più ampio raggio e tirati fuori dalla “nicchia” della comunicazione alternativa. In questi due decenni, naturalmente, con la cura del tempo, molte cose sono cambiate e ora, anche timidamente, alcune verità inconfessabili bucano la rete dei controlli per dirigersi, prima o poi,verso il vero racconto di una storia che sarà liberata anche da tutti i lacci, le confusioni, le incomprensibili distorsioni generate da un dolo programmato. E cadranno anche i Totem e le certezze investigative e giudiziarie che hanno solo il merito di avere raccontato, con il modello del trattato sociologico, un paese depravato affogato nei deliri delle perversioni. Ed è in questa narrazione che si coglie uno dei primi errori, forse quello più fatale. Si è voluto accostare la perversione con il delitto, le pratiche sessuali, anche quelle più ignobili, con la successiva azione dell’arma e del coltello senza nessuna idea di scissione tra pratiche perverse personali e organizzazioni e gruppi che con queste pratiche disegnano un terribile movente criminale che spesso sfugge al loro stesso controllo. Le perversioni, quando realizzate, almeno in parte possono compensare e tenere a bada i “mostri” dell’anima. Un uomo che gestisce un ospizio e ama vedere la moglie a letto con un altro sarà meno cattivo con i vecchietti, la monaca di una casa di riposo, più repressa, troverà il suo sfogo nel torturare il suo degente forte anche della sua carica di donna immacolata che non potrà mai essere scoperta. O quel prete che amava depilare le prostitute con tanto di chit, rasoio e saponata, che si portava sempre appresso, sarà stato sicuramente più bravo dei suoi fratelli che invece stuprano bambini.

Nella foto: Daniele Ruta, Luciano Malatesta e Chiara De Lucia.
LO SCONTRO TRA FORZE DI POLIZIA, INVESTIGATORI, GIUDICI INQUIRENTI E MAGISTRATI GIUDICANTI
In un tempo molto lontano il potere decise di istituire e sigillare la “MAGNA CARTA”, un documento che doveva dare al popolo regole, certezze sulle pene, sui delitti e sulle colpe. Ma fu subito evidente la raffinata fregatura vestita di tutto punto dal diritto che rendeva legale l’abuso, giustificato l’omicidio dicendo al colpevole di essere più debole rispetto al più forte, colpa che poteva essere pagata solo con il taglio della testa. Poi, con il passare dei secoli, l’umanità decise di “umanizzarsi”, sostituendo alla prestigiosa pergamena, una montagna di codici che dovevano aprire la strada a prestigiose carriere avvocatizie per contrastare o abbracciare le leggi civili, le leggi penali, le controversie, i disposti economici e tributari, le regole sul lavoro, i diritti di proprietà e i diritti di povertà. Nacque in buona sostanza una storia molto più complessa che diede alla luce una nuova figura professionale: “L’avvocato Azzeccacarbugli” e una originale espressione popolare : “Contro la gente le leggi si applicano, con gli amici si interpretano”.
I “Mostri di Firenze”, con intelligenza, hanno voluto buttare ancora più veleno sulla “Pergamena” con depistaggi,omissioni e azioni che andavano indagate in decine di direzioni per rendere magmatico il contesto,incomprensibile la storia dei fatti,impossibile un vero risultato di giustizia. Il magistrato Giovanni Falcone li avrebbe chiamati “menti raffinatissime” ma in realtà di raffinato i mostri avevano solo lo strumento del male e la capacità di diffonderlo tra le genti che si incuriosivano e si affascinavano della figura di un assassino che colpiva e si ecclissava. Nei primi anni novanta si inserisce nei casi dei mostri di Firenze la giornalista Gabriella Pasquale Carlizzi che apre quella che sarà poi chiamata la “pista esoterica” e tutta la stampa affoga in una ghiotta notizia, la morte di Pietro Pacciani, che per la Carlizzi è stato sicuramente ucciso perchè era evidente il rischio che potesse davvero parlare, dire la verità, fare i nomi dei veri criminali che lui conosceva. Pacciani, per la Carlizzi, non era solo il classico contadino toscano furbo e dalle scarpe grosse e con il cervello fino, attaccato alla sua terra come la pianta di un ulivo. No, no, Pacciani, dice la Carlizzi, si muoveva per l’Italia, frequentava tantissimi posti e tantissima gente, conosceva l’ambiente genovese e quello romano, si inseriva in ambienti ambigui, al limite della legalità e poteva anche liberamente confrontarsi con apparati dei servizi segreti. In effetti anche questo un dato generico che può dire tutto o non dire niente ma se ricordiamo alcuni spezzoni della sua vita e della sua storia la figura del contadino appare come un gancio di contatto tra il mondo dei poveri e quello dei ricchi, tra i comandanti e gli ubbidienti. Durante la guerra partecipa alla resistenza contro i nazi fascisti, soccorre e salva un avvocato che circa venti anni dopo diverrà il suo legale di difesa quando è accusato del primo omicidio, quello di un contendente sorpreso ad amoreggiare con la sua donna. Pacciani si consegna spontaneamente, ammette l’omicidio e sconta tutta la sua pena, fino all’ultimo giorno, con disciplina. Non è proprio il comportamento di un invasato con turbe psichiatriche. In tempi più recenti Perugia è invasa da alti funzionari e dirigenti dei servizi segreti americani. Ma questa è un’altra storia che racconta coraggiosamente lo studioso di simbolismo Francesco Carpeoro. Sono gli anni del grande processo mediatico ad Amanda Knox, la presunta assassina di Meredith Kercher. Tutti gli uomini della Magna Carta sono in trattativa e, insieme, i governi e i giudicanti raggiungono un accordo che riconosce alla Pergamena tutta la forza del diritto. La ragazza tornerà in america prima della condanna definitiva che sarà però di assoluzione. Del resto gli americani sono sempre stati degli amorevoli bambini giocherelloni che, alla guida di potenti aerei supersonici e sentendosi annoiati dalla velocità, sempre questa stessa maledetta velocità, possono decidere, così per gioco, di passare tra i cavi di una funivia, tranciarla di netto così che la cabina si sfracelli tra le montagne con tutti quei fortunati passeggeri. E che sarà mai!? In Iraq e in tutto il mondo hanno fatto di meglio forti del sacro principio di esportare la democrazia.Una sola volta gli italiani, sui fatti di Sigonella, si sono veramente risentiti. Ma come si permette questo Craxi di dire no ai nostri amici alleati? E allora un’altro popolo italiano contrapposto cominciò ad inneggiare per anni e anni, tanti anni, che si era finalmente dimostrata la dignità italica e la forza politica dimenticando di ricordare che Craxi non era Andreotti e nemmeno Spadolini e che dunque quella scelta era obbligata per non perdere la faccia. Oggi invece Michele Giuttari, ex super poliziotto della squadra antimostro e commissario capo alla Questura di Firenze, è uno dei pochi italiani che può rivendicare di mostrare senza vergogna la sua faccia a tutto il mondo anche se due ex colleghi, gli ispettori di polizia Riccardo Lamperi e Alessandro Venturini, non la pensano così avendo imbastito contro Giuttari uno scontro penale che ha arricchito la grande torta della confusione con nuova marmellata. In un messaggio Riccardo Lamperi mi scrive un testo che riporto fedelmente:”Occorre fare una riflessione importante. Se è vero che l’Italia è il paese degli intrighi e dei depistaggi non per questo deve risultare scontato quello che non è, e cioè che Giuttari sia stato un investigatore corretto ostacolato da poteri occulti, assolutamente no!. Questa è la più grande menzogna che si possa divulgare. Anzi, è vero il contrario, è stato ed è un personaggio che, per pura ambizione personale(patologica), non ha esitato a sacrificare esistenze di svariate persone additate, di volta in volta, come mandanti, satanisti, massoni e viziosi altolocati. Tutti costoro sono stati scagionati dopo inutili sofferenze”. Parole durissime contro l’autore del libro:” Confesso che ho indagato”. E già, perchè oggi Giuttari è uno scrittore affermato, vende libri in tutto il mondo tradotti in molte lingue. E’ riuscito a lasciare la pistola e impugnare la penna, è riuscito, in parte, a diventare un personaggio letterario e, in parte, anche un uomo leggendario. Il ricercatore Paolo Franceschetti ritiene che Giuttari abbia potuto agire con la letteratura, raccontando una parte di vera verità e colmando così il vuoto investigativo e traducendo nei sui libri quella azione investigativa compromessa e boigottata dai poteri ma solo perchè altri poteri, nazionali ed internazionali, molto più forti, riconoscendo il suo talento,lo hanno lanciato in uno spazio molto più ampio ma tuttavia anch’esso delimitato da confini che non vanno superati. Ecco, i confini. Puoi raggiungere l’ultimo punto e poi altro non ti resta che fermarti. Ma, se ci pensate, quel punto è già un risultato stravolgente, è il sogno di ogni uomo che vive solo per movimentare la sua penna nel doppio ruolo romantico di investigatore e narratore.
Gli Ispettori di polizia Lamperi e Venturini non vogliono, al momento, rilasciare interviste video registrate ma Lamperi mi ha comunque inviato una documentazione che traduco in una breve intervista:
Ispettore Lamperi, partiamo dai suoi burrascosi rapporti di lavoro con Michele Giuttari, una stagione lontana.
Lamperi:Una stagione orribile, basata su autentiche persecuzioni, arbitri e vessazioni nei confronti di persone assolutamente estranee ai fatti, indagate,perquisite,sottoposte ad ingiuste spese legali e poi prosciolte.
Ispettore, Michele Giuttari è un mito, lei è forse il solo che coraggiosamente cerca di smontarlo questo mito.
Lamperi: Io do solo spunti di riflessione e di ricerca documentale. Non sono io che devo spiegare perchè, ad esempio, a fronte di una denuncia come quella di Dorotea Falso non venne disposta intercettazione telefonica. Tutte le cose che ho detto sono rintracciabili nei documenti ufficiali. Altre, come le visite in rai, sono verificabili chiedendole ai personaggi presenti.
Intende le visite alla redazione rai di Firenze? Cosa successe?
Lamperi: Arrivo’ Giuttari intimando al giornalista Giovanni Spinoso di non realizzare più trasmissioni sul “Mostro” perchè altrimenti lo avrebbe arrestato.
La vicenda dei Mostri di Firenze è la storia di un grande manicomio criminale che nemmeno i più grandi giallisti o autori di famosi bestseller sarebbero stati capaci di immaginare e infatti, dopo i fatti di cronaca, hanno cercato in tutti i modi e in tutte le salse di riproporre la storia riuscendo soltanto a farne una brutta fotocopia.
Sono stati scritti migliaia di libri, prodotti milioni di video, tutti hanno parlato, tutti hanno detto qualcosa e tantissimi su questi crimini, dicendo la loro, qualcosa hanno anche guadagnato. Il male vince, il male è vittorioso, è bello e sacro, affascinante per l’umanità senza speranza che nasce e si riproduce e poi, immersa nella sua violenza muore. Il poeta inglese e romantico George Gordon Byron scriveva:” Tutti la mettono, anzi la infilano e quando lo fanno se ne infischiano, ed è così che nasce l’umanità”. E’ stato uno dei primi, dopo i Catari, a parlare della differenza tra la procreazione sessuale e il concepire con amore.
Il manicomio criminale a volte parla, altre volte deliria, e, di tanto in tanto, dice anche la verità. Per alcuni studiosi alla Questura di Firenze tutti sapevano che il mostro era il Procuratore Vigna prima naturalmente di diventare Procuratore Nazionale Antimafia. Una notizia che circolava silenziosa per evitare di produrre tra la popolazione una lunghissima statistica di infarti o, forse, perchè, le vere ragioni dei crimini erano coperte dal segreto di stato. La moglie del Procuratore, prima di morire in un incidente, diceva che era il marito a sparare e il farmacista a tagliare. Lo disse, pare, in una intervista che sarebbe comparsa in una rivista che oggi è praticamente introvabile e chi semmai la possiede, questa rivista, potrebbe evitare di continuare a spendere soldi con i gratta e vinci. Il farmacista si chiamava Calamandrei ed era uno dei membri di una nobilissima famiglia di giuristi. La moglie del Calamandrei diceva la stessa cosa:” Mio marito tagliava e il Procuratore sparava” ed ebbe un lauto riconoscimento dalla Magna Carta che la condusse in manicomio da dove erano cominciati i mormorii, le dicerie e le assurdità. Eppure, dentro questa storia pazzesca, ci sono anche stati protagonisti leali e coraggiosi che invece di unire le forze si sono divisi per ragioni che in questo scritto cercheremo di indagare. I bravi Ispettori di polizia Alessandro Venturini e Riccardo Lamperi in forza alla Squadra Antimostro, il mitico, e lo abbiamo detto, Michele Giuttari e il bravissimo magistrato di Perugia Giuliano Mignini che riapre le indagini sulla strana morte del medico perugino Francesco Narducci ritenuto dalla vox populi, dalla realtà o dai sussurri manicomiali, come uno dei veri mandanti dei delitti allo scopo di appropriarsi dei feticci che, a seconda delle circostanze, dovevano servire per curare l’impotenza con un rito africano, giocare esotericamente in una festa massonica o fare altre cose varie ed eventuali con pube, peli e seni femminili. Ma dentro questo manicomio dove è difficilissimo distinguere la fantasia dalla realtà, il delirio dalla verità e la giustizia dall’ombra infausta della lunga notte oscura, i quattro uomini, Venturini, Lamperi, Giuttari e Mignini, avrebbero potuto formare, anche con collegamenti e distanze, un nucleo investigativo capace di fare un passo in avanti rispetto alla formula accertata dei compagni di merende, unici e soli criminali campagnoli che, tra un bicchiere e l’altro, andavano a fare, come diceva il pentito Lotti, dei “lavoretti”. Questo gruppo investigativo invece entra in contrasto. Perchè?
LA SENTENZA DEL GIUDICE FRANCESCO MARADEI, PRESIDENTE DEL TRIBUNALE DI FIRENZE,DEPOSITATA IN DATA 21 Aprile 2010