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TUTTI I ROMANZI DI DANIELE RUTA LA TRANSLAZIONE

LA  TRANSLAZIONE

Anche quella volta le anime, invisibili, si erano formate a cerchio tutte intorno allo scrittore. Lui non  sempre era certo che ci fosse la presenza ma in alcuni istanti sentiva che era questa la forza che istruiva, guidava, muoveva e proteggeva la sua penna. Comunque, in un modo o nell’altro, una comunicazione

c’era e anche la protezione di questo mondo parallelo certo non era una sciocchezza se questo scrittore era sopravvissuto alla miseria del mondo.

Ma la questione era molto più seria, molto più complessa tanto che la forza sceglie di applicare, a protezione, lo strumento della translazione. Un’arma letale viaggiante da posto a posto che si alza con la potenza di un’astronave luminosa per arrivare dai miserabili  a cui innestare il virus devastante.

Da una terra qualunque al mondo. E senza il preciso calcolo del tempo. I risultati, immediati, si manifestano dopo l’innesto ma la tragedia dell’orrore è visibile solo

quando ha termine un processo e un percorso così, per esempio, una merda inutile si aggira tra le campagne dello scrittore a Modica, in Sicilia, in un giorno

qualsiasi, in un anno qualsiasi.  La merda è lontana, il vento protegge dalla puzza ma costui guarda dai cancelli perché vuole violare e dimostrare di non aver paura e così urina davanti ai cancelli, vuole che questa scena sia vista dallo scrittore. Ecco arrivata la translazione. Lui, la merda e tutta la sua generazione,

saranno ora dentro  la stessa scena che sarà ripetuta per un tempo troppo lungo con l’ossessione delle menti che finiranno per scoppiare intanto che si sviluppano a divorar le carni sconosciute infermità.  Il gioco delle anime era talvolta illogico, altre giocoso e paradossale ma sempre deciso, determinato, senza margine di errore e  lontano, molto lontano dal colpire gli innocenti.

Questo era anzi un errore che loro stessi classificavano  come impossibile.

La translazione non agiva ne si muoveva guidata da un progetto nascente da ordini precisi. Era plastica, elastica e si determinava di volta in volta scegliendo magari all’istante quale condanna dovesse consumarsi. Così allora e ancora per

esempio un’altra volta. E’ il 1997 e una merda lascia un messaggio sul telefono dello scrittore: “Senti vediamo…”. Conosce la merda adesso quale sarà il prezzo?

Lo stesso di quello della puzza già citato o dovrà pagare un biglietto più salato?

E ai suoi complici quale sarà il dolore destinato?

Per rispondere occorre prima far presente che ogni anima agisce con l’intelligenza di un investigatore che sente di essere vivo e con la ferocia di un cadavere che sa di essere stato liberato dalla morte. Le anime indagano, si domandano:” Da dove e perché è partito questo messaggio? E quali risultati voleva ottenere? E chi è stato il mandante?”. Solo quando tutto è chiaro la

translazione comincia la sua corsa mossa da tutta la sua potenza. E i miserabili che restano da colpire diventano sempre più piccoli e prendono forma i posti,i

luoghi e le città. Roma, Palermo, Caltagirone, Modica, Troina. Tante altre città.

E prendono forma, inquadrate in una scena, luoghi che sono tetri e funerari.

Le stanze dell’assessorato alla sanità della regione siciliana, un ufficio per handicappati a Troina, un dipartimento psichiatrico a Caltagirone, la sede

sanitaria di una contea. Tanti ancora luoghi tetri e funerei tracciati dalla

translazione che intende allo stesso tempo e in modo maldestro dare un

volto ai miserabili. Lo psicologo schizzofrenico delle montagne Fino il cazzettino,

il viscido psichiatra Gaetano Landirenti,  il politico fallito Ninetto Bobbomeo con il suo servo Gabinetto Terranova,  il funzionario sanitario Girovito Amaricacò e tanti altri, molti altri ancora. Una cosa difficile, complessa e articolata la translazione. Con un messaggio che basta per farla partire.  Con una scena che basta, con una azione che basta per farla partire. E senza che il tempo abbia troppa importanza.

PRIMO CAPITOLO

In quella casa le anime avevano scelto il bambino in un anno lontano e il piccolo, ignaro, giocava con i suoi cani, incapace di capire il significato di quelle presenze che lo volevano perché un giorno ribaltasse con la penna le scelte della vita,

del destino e della storia. La villa dell’avvocato con uno schema ordinato di giardini e di alberi stravolgeva alla vista quello che tutto si conosceva della

campagna rurale della contea di Modica nel 1963.  Nel suo cominciare della translazione le anime sapevano già tutto e tutto avevano previsto.  Quando i due

cani verranno assassinati una forza conduce il bambino nel posto esatto perché lui possa guardare il cadavere di uno solo, quello a cui era legato di meno. Lessy,

il cane che lo proteggeva, non c’era.  Ma c’è un contatto e altri contatti dovranno

realizzarsi affinché il mondo parallelo comunichi allo scrittore la certezza che

nemmeno l’energia del mondo animale si estingue. E’ la luce dell’energia migliore, la manifestazione di una potenza che si raccoglie attorno all’assoluto della purezza e della giustizia.

Il gioco della translazione si muoveva sempre ordinato, la sua azione era spietata e vincente ma la sua formulazione era sempre illogica e difficile da capire. Le anime spingevano lo scrittore verso la miseria, lo obbligavano a guardarla, a scriverla, a raccontarla. Scena per scena e poi il finale, l’epilogo. Le anime con dei segnali davano allo scrittore la certezza dell’esistenza delle dimensioni parallele e con altri segnali ancora raffiguravano la scena conclusiva, eterna, bella, bellissima oppure immonda, la scena compiuta prodotta da un fatto terreno e reale per gli uomini non ancora condannati al trapasso. Ma c’era anche un intermezzo, breve o lungo, nella vita reale che, apparentemente, ai vivi sembrava con terrore il lungo momento peggiore.  Non c’era tempo e lo scrittore non era l’uomo del suo tempo e questo rendeva difficile e complicata la ricostruzione di tutte le condanne a cui erano destinate le vittime della translazione.  Il potere dei morti era sollecitato da un potere superiore e la regia dell’azione veniva garantita dalla dimensioni parallele. Si poteva cominciare a capire solo studiando l’innesco che collegava una vittima con l’altra.

 

 

 

 

 

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